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Non lontano da Viterbo, luogo favorito per la residenza estiva dai vescovi di questa città, la proprietà di Bagnaia si configura alla fine del XV secolo come il "barco", cioè un territorio recintato per la caccia, del cardinale Raffaele Riario, nipote di Sisto IV. Nel 1523 Niccolò Ridolfi fa costruire un primo casino di caccia e l'acquedotto, opera di Tommaso Ghinucci, ma è solo dal 1566, con il vescovato del cardinale Francesco Gambara, segretario del papa Giulio III ed amico di Alessandro Farnese, che ha inizio la trasformazione della residenza di Bagnaia in uno dei giardini più affascinanti e meglio conservati frutto dell'arte del manierismo italiano.
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